STORIA

Luca Quadrino

Quasi eroe non per caso

La storia di Luca Quadrino, addetto alle vendite in un negozio Coop Alleanza 3.0 a Bologna, rende bene l’idea di quanto sia importante il processo di formazione, non solo per sé ma anche per chi ci è accanto. Il 19 ottobre 2020 per Luca è una giornata come tante altre: i clienti da seguire, i prodotti da ordinare e un negozio in piena attività. Ma tutto cambia quando il suo collega Andrea si sente male. Un attacco cardiaco, si capirà poi. Dopo aver chiamato il 118, Luca inizia a praticare il massaggio cardiaco imparato giusto una settimana prima al corso di primo soccorso. Gli operatori del 118 che giungono poco dopo confermeranno che Luca gli ha salvato la vita. Oggi Andrea sta bene, e Luca ha deciso di raccontarci un po’ di sé.

I corsi? Una fatica che ripaga sempre.

Anche a me qualche volta è capitato di pensare “che fatica, devo andare a fare questo corso...mi tocca prendere l’autobus, stare in aula la giornata intera ad ascoltare. E poi studiare che non riesco più a concentrarmi come una volta sui libri!”. Eppure in Coop si respira un’aria che in qualche modo ti invoglia: ci sono tante opportunità per conoscere cose nuove e tra queste anche quelle per la nostra sicurezza e per prestare soccorso agli altri, non solo sul lavoro. I colleghi più esperti ti aiutano nell’entrare nell’ottica giusta: ti invitano a non essere superficiale, a fare le cose con serietà perché è questione di un attimo, una cavolata e la vita può cambiare. Quando meno te lo aspetti.

Dalla teoria alla pratica, di colpo!

Durante il corso di primo soccorso capita di chiedersi “sì ok, ma se poi mi dovesse capitare, mi ricorderò bene la procedura?”. Dopo l’esperienza con Andrea posso dire che tanto lo fa l’istinto: vedi una persona in difficoltà e non pensi che ad aiutarla. Anche l’aiuto dell’operatore del 118 al telefono è stato prezioso: mi ha guidato nel massaggio cardiaco, ma soprattutto mi ha rassicurato e mi ha fatto capire che non ero solo. Ma ho anche percepito che grazie ai corsi di aggiornamento che ho fatto, alle prove pratiche con manichino, i movimenti e le cose da fare ti rimangono dentro. Li fai e basta, senza pensarci, e li fai bene. Poi ti aiuta anche il tuo carattere: io, ad esempio, sono piuttosto timoroso, ma quando penso a una cosa che mi incute paura – tipo le montagne russe – penso anche che vorrei affrontarle. È andata così anche con Andrea, mi sono buttato, nonostante la paura.

La nostra squadra di primo soccorso

Devo poi sottolineare che non sono mai stato solo nell’emergenza: accanto a me, ancora prima della voce dell’operatore, ho sempre avuto chi lavora con me ogni giorno, Katalin e Consuelo. Sono loro che hanno chiamato i soccorsi e, una volta arrivati, li hanno indirizzati negli spogliatoi dove ci trovavamo io e Andrea. Sapevamo come comportarci, dividendoci i compiti e aiutandoci l’un l’altro, anche grazie alla formazione sulla sicurezza che avevamo svolto insieme. Il nostro è stato un lavoro di squadra, proprio come se fossimo una sorta di 118 amatoriale. Nel lavoro, ma anche nei casi di emergenza, è essenziale poter contare sugli altri perché da soli sarebbe impossibile occuparsi di tutti gli aspetti che entrano in gioco in una situazione del genere.

Tutto è bene quel che finisce insieme

Dopo il malore Andrea è rimasto ricoverato per un po’ di tempo in ospedale e in negozio eravamo parecchio preoccupati per lui. Come ne sarebbe uscito? Sarebbe guarito completamente? Quando abbiamo saputo che era stato dimesso e che sarebbe tornato in negozio, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Tutto è tornato a essere come prima, la vita in negozio, gli scherzi tra di noi. E anche se non parliamo quasi mai di quello che è successo, io da questa esperienza ho capito che imparare è sempre salutare. E non solo per me. Ora aspetto solo che Andrea si rimetta del tutto, per potere andare a berci una birra insieme come ai vecchi tempi.

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