STORIA

Giulia Perin

Una nuova generazione di talenti

Giulia Perin è una giovane analista IT di Coop Alleanza 3.0. La sua storia in Cooperativa inizia nel 2020 con il programma Talent IT, un percorso d’inserimento lavorativo e formativo che ha coinvolto 6 ragazze e 6 ragazzi con l’obiettivo di reclutare nuove risorse per l’area Information Technology. In un ambito tecnico-scientifico percepito ancora oggi come a forte prevalenza maschile, Giulia è una delle numerose testimoni dell’impegno di Coop Alleanza 3.0 per contrastare il gender gap, ancora più marcato nelle materie della Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica.

Ciao Giulia, ti va di raccontarci il tuo percorso prima di arrivare in Coop Alleanza 3.0?

Mi sono laureata nel 2019 in ingegneria gestionale all'Università di Padova e subito dopo ho iniziato a lavorare come consulente in una società di informatica, dove mi occupavo di prima installazione del software che distribuivano. Mi sono accorta piuttosto in fretta che la vita del consulente non faceva per me, tra trasferte continue e assenza di stabilità, così ho cominciato a guardarmi attorno, finché l’annuncio su LinkedIN per Talent IT non ha attirato la mia attenzione. Mi sono candidata, senza troppe speranze a dire la verità: il percorso di selezione era lungo e la percepivo come una opportunità un po' lontana. Dopo l'ultimo colloquio, quando mi hanno detto che mi avevano presa, non ci potevo credere, ero felicissima.

Da dove nasce la tua passione per l'informativa e l'ingegneria gestionale?

Fin dalle scuole mi è sempre piaciuta molto la matematica, mi dava sicurezza, era una cosa che potevo controllare. Non sono mai stata brava a imparare a memoria le cose e la matematica non te lo richiedeva. Un'equazione dà un risultato, è una certezza. Ingegneria gestionale è stata il giusto compromesso tra la mia passione e la possibilità di entrare nel mercato del lavoro.

Quando questo è successo, mi sono scontrata con la realtà: l'informatica ti dà risultati, ma ci sono molti imprevisti che non dipendono da te. Non hai la situazione sempre sotto controllo. In un'organizzazione grande come Coop Alleanza 3.0 il risultato delle tue azioni dipende da numerosi fattorie e questo è sia fonte di preoccupazione per la volontà di fare bene, sia un elemento sfidante, perché sono convinta che se non ti metti in difficoltà non puoi imparare cose nuove.

Il percorso formativo a cui hai partecipato era articolato tra formazione teorica e formazione on the job, comune all'inizio a tutti e poi ramificato in due specializzazioni differenti (Innovazione e big data e Processi retail e implementazione SAP, ndr). Come hai vissuto quella fase?

Quando sono entrata in questo percorso formativo mi è sembrato di frequentare un master. Mi ha sorpreso positivamente l’approccio serio e la quantità di formazione. Credo sia stato essenziale per capire dove sono, cosa dobbiamo fare, gli obiettivi, e per creare un gruppo con cui tutt'oggi lavoro. Ho capito la complessità della struttura in cui mi accingevo ad entrare e ho imparato a cominciare a orientarmi all’interno dell’organizzazione, a sapere a chi rivolgermi in caso di necessità, conoscere le persone e i punti di riferimento. È stata una sorpresa in senso positivo, anche a livello organizzativo. Molte aziende promettono di offrirti momenti di formazione, ma poi spesso non c’è tempo e le priorità sono altre. In Coop Alleanza 3.0 l’approccio mi sembra differente: Academy coinvolge tutti da chi sta nelle sedi al più remoto punto vendita.

Nella pratica, nel percorso retail abbiamo fatto formazione su SAP, un insegnamento molto interessante, tenuto direttamente da esperti di SAP Italia. Ci hanno fornito manuali, testi per esercizi, ben strutturato insomma. Il corso di Project Management mi è piaciuto e credo sia molto attuale, l'abbiamo fatto tutti insieme. Sarebbe stato bello farlo in presenza ma per ovvi motivi non abbiamo potuto. In tutto questo la mia laurea, che si concentrata sui processi aziendali, mi ha aiutato molto.

L'affiancamento in negozio com'è andato?

Io sono stata una settimana al superstore di San Rufillo a Bologna ed è stata un'esperienza preziosa soprattutto perché mi ha fatto toccare con mano lo scopo per cui lavoriamo: offrire un servizio ai clienti. Mi sono occupata di tutto: magazzino, punto d’ascolto, le casse. Ma soprattutto ho conosciuto persone molto disponibili e preparate. E ovviamente alla fine mi hanno fatto notare tutto quello che potevamo migliorare nei sistemi informativi. Poi credo che esperienze sul campo come queste mi abbiano anche molto aiutata a sviluppare alcune soft skills, come le relazioni tra i colleghi e la gestione degli imprevisti. Ma la cosa più importante è stato il cambio di prospettiva: in negozio se la fatturazione attiva non va anche solo per un minuto diventa un bel problema, perché il cliente è lì che aspetta, mentre per noi, lontani dal punto vendita, a un imprevisto così circoscritto nel tempo magari non pensiamo nemmeno.

E invece il tuo primo approccio con i nuovi colleghi IT?

Sono rimasta stupita perché nella mia area ci sono persone che lavorano lì da una vita. Nelle altre aziende in cui sono stata c'era molto più turnover. In Coop evidentemente se le persone restano, significa che si lavora bene. Colleghe e colleghi con più esperienza ti mettono sotto la loro ala, noi portiamo nuova energia e in cambio riceviamo consigli e conoscenze pregresse. Magari abbiamo approcci diversi: io propongo una cosa e chi è lì da più tempo ne propone un'altra, ma il bello è che entrambe vengono valutate e spesso troviamo una soluzione che contempla aspetti dell’una e dell’altra. Sono due punti di vista diversi che si arricchiscono a vicenda. Lo scambio, anche generazionale, che avviene ogni giorno fa crescere allo stesso tempo i più giovani e aiuta a offrire nuovi punti di vista agli altri. E di sicuro non mi trovo in minoranza: in tutta la mia area lavorano solo due uomini, e ho scoperto che si tratta di un dato in linea con l’organico di tutta la Cooperativa, dove le donne sono in maggioranza sia negli uffici che nei negozi.

Formazione a distanza e smartworking: com'è iniziare un nuovo lavoro a distanza?

Secondo me è stato più difficile, almeno all'inizio. Fare tutto online mi ha precluso di apprendere quelle cose che è più facile imparare quando sei presente fisicamente, o anche conoscere di persona i colleghi. Stessa cosa a livello di formazione, in cui un po’ la distanza ha pesato: non ci siamo mai visti di persona se non all’inizio. Ora che mi sono abituata e sono un po' più operativa percepisco meno questa difficoltà. Sento la grande fiducia che la Cooperativa ripone nei propri lavoratori: il nuovo accordo sullo smartworking va in questo senso e a me è venuta voglia di impegnarmi ancora di più ed orientarmi al risultato, perché credo che quando l'azienda ti dà, tu sia poi più predisposto a dare di più a tua volta. Mi sembra un approccio davvero all’avanguardia.

 

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